Il progetto Le lacrime della Duse. Il patrimonio immateriale dell’attore è un tentativo di recuperare il sistema di trasmissione del mestiere attraverso una pedagogia esperienziale che era interna ai processi produttivi delle compagnie teatrali.

Oggi uno spettacolo si produce in una ventina di giorni e in queste condizioni non c’è tempo per sperimentare o accompagnare i processi creativi degli attori ma solo per replicare ciò che già si sa. Inoltre, l’attuale sistema del teatro italiano impedisce la circuitazione degli spettacoli che si esauriscono in una manciata di rappresentazioni. Così viene meno l’addestramento che replica dopo replica perfezionava gli spettacoli e arricchiva di esperienza gli attori. Oggi sempre di più prevale l’applicazione delle forme apprese nella frequentazione delle scuole di teatro o in frettolosi laboratori che una volta erano solo la base a partire dalla quale iniziava il percorso di formazione a contatto con le realtà produttive.

Le lacrime della Duse costituisce un luogo protetto dove è possibile la simulazione del lavoro di interpretazione su un personaggio e/o su una scena in modo da recuperare e preservare, almeno in parte, la pedagogia esperienziale caratteristica della tradizione teatrale italiana che costituisce un vero e proprio patrimonio immateriale.

Il progetto finanziato dal MIC ha coinvolto l’Università di Roma La Sapienza che, considerato il valore rilevante dell’iniziativa nel quadro della Terza Missione, ha offerto un supporto logistico e una consulenza culturale attraverso il CREA – Nuovo teatro Ateneo e il progetto Per un Teatro necessario – Residenze didattiche universitarie del Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo.

Nel 1954 durante una tournée in Sud America Memo Benassi, allievo devoto della Duse che con lei interpretava Oswald negli Spettri di Ibsen, si accorse che il giovane Glauco Mauri, neo diplomato all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, lo spiava dalle quinte. Qualche giorno dopo lo chiamò in camerino.

Il vecchio attore che a 63 anni aveva appena interpretato Oswald disse al giovane attore:

– Vorrei che tu tenessi questa giacca con cui recitavo Oswald. Ora non posso più indossarla, mi viene stretta.

Il giovane attore, stupito, ringrazia commosso ma sull’uscio della porta viene fermato.

Benassi si alza e dice:

– Tienila da conto. Vedi questa spalla? Qui la Duse versava le sue lacrime.

Era un gesto antico legato alla tradizione. Era il riconoscimento che l’invisibile artigianato del vecchio attore aveva trovato un erede. Oggi la giacca è stata donata a Roberto Sturno.

In omaggio a questa tradizionale pratica pedagogica il progetto si intitola

Le lacrime della Duse. Il patrimonio immateriale dell’attore.

Infatti, l’arte dell’attore è un sapere che si acquisisce per contatto. L’apprendista nella tradizione spiava in quinta gli attori esperti, sera dopo sera, cercando di rubare il mestiere. Doveva sviluppare una particolare coscienza per sapere cosa gli fosse necessario e cosa guardare mentre i maestri si offrivano al pubblico e a lui. Oggi questa pedagogia non esiste più, ma crediamo sia necessario ritrovarla.

Per questo la Compagnia Mauri Sturno si fa promotrice di un’azione di recupero e valorizzazione delle memorie, della trasmissione dei saperi immateriali legati al lavoro dell’attore

Articolazione del progetto

Il progetto è articolato in due fasi:

  • formazione teatrale e drammaturgica per giovani attori prevalentemente under 35 condotta dalla Compagnia Mauri Sturno;
  • un ciclo di incontri Artigiani di una tradizione vivente con grandi attori e attrici della tradizione teatrale del Novecento condotti da Guido Di Palma (calendario incontri).